sabato 26 febbraio 2011

Il degrado dei beni pubblici vincolati. Un patrimonio di calcinacci e sporcizia

di Emanuela Rosi
La Nazione, 16/2/2011

Villa Ollandini, ex Colonia Olivetti e scuola XXI Luglio accessibili solo ai «senzatetto»

LE DISPOSIZIONI di tutela sono chiare. Richiamano quell’articolo 9 della costituzione che impone alla Repubblica di tutelare e valorizzare i suoi beni culturali e il paesaggio. 184 articoli e un allegato che si propongono di «preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e promuovere lo sviluppo della cultura». A Stato, Regioni, Province e Comuni il compito di assicurare e sostenere la «conservazione del patrimonio culturale» e favorirne «la pubblica fruizione e la valorizzazione». Ma la realtà ha visto ignorare sia il senso del «bene comune» che la legge. E i risultati sono evidenti, da tempo: da villa Ollandini all’ex Colonia Olivetti di Marinella, dalla scuola elementare dei XXI Luglio al vecchio ospedale di via Paci per finire allo storico ospitale di San Lazzaro, la tutela è solo sulla carta. Incuria, abbandono e indifferenza regnano sovrani sui beni pubblici, anche quando sono patrimonio prezioso della nostra storia e della nostra cultura, quando la legge ne garantirebbe in teoria tutela e vincoli. Rifugio di clandestini, disperati, miserabili che di quel degrado non sono la causa: loro continuano a usufruire di beni che sembrano non interessare a nessuno. Succede, da tempo immemore, a Villa Ollandini e nei molti casolari già abbandonati dall’Asl quando ancora lì aveva qualche ufficio, magari ristrutturati e mai utilizzati come l’ex Limonaia, murati più di una volta come la vecchia casa del custode. Una «colonia» di senzatetto ha riarredato gli spazi, mai del tutto svuotati da arredi e documenti dell’Asl: ovunque materassi, stufette, coperte, pentole sporche, cumuli di rifiuti. Vivevano dentro l’ex casetta del servizio di igiene mentale, ora assediata da montagne di spazzatura, la ragazza sfuggita allo stupro di gruppo e il suo fidanzato, dopo l’aggressione fermata dai carabinieri rifugiati dalla famiglia di lei. Nella villa invece si era sistemato, con altri, il gruppetto di polacchi e slovacchi. Aspettando l’ordinanza del sindaco di Sarzana, partorita dopo l’annunciato consulto con un «pool» di avvocati e la lettera di solidarietà della Soprintendenza, forse arriveranno ancora cemento, mattoni e lucchetti per fermare l’occupazione abusiva ma non l’incuria devastante che ha già soffocato le rare specie botaniche del parco con una giungla di erbacce.

MA NON STA meglio l’ex Colonia Olivetti che non vede più bambini in vacanza da decenni. Assiste invece impotente ai pini che crollano nel suo, una volta, splendido giardino sul mare e all’invasione quotidiana dei disperati in cerca di alloggi di fortuna. E, se Villa Ollandini è passata ad una società a responsabilità limitata in mano allo Stato, la «fu» Colonia è ancora affidata alle cure della Regione Liguria. Ma a nulla sono servite le nostre ripetute denunce né l’ultima «visita culturale» di un neonato gruppo Pd rimasta episodio isolato. Sembra ripetersi l’iter della villa alle porte di Sarzana cominciato con un’asta pubblica.

E LA SCUOLA elementare di viale XXI Luglio? Anche lei «tutelata», sottoposta a vincoli come bene architettonico e... abbandonata. A chiuderla è stata la necessità di adeguarla alle norme antisismiche. La promessa era di riaprirla dopo tre anni ma ne sono passati il doppio e, di anno in anno, le promesse si sono rinnovate: nel 2006 la Regione annunciava un contributo per ristrutturarla insieme al finanziamento per la «mitica» Rsa sarzanese, i 3 milioni necessari all’inizio sono diventati 6, il patto di stabilità ci ha messo lo zampino, e ora della scuola non solo non si parla ma è sparita anche da tutte le previsioni di bilancio. Ogni tanto cade qualche pezzo di cornicione, gli arredi e la biblioteca rimasti all’interno continuano a marcire, i rifiuti a crescere, i senzatetto ad occuparla e... la notte le luci continuano ad accendersi. E nessuno crede più sia il lume della speranza che torni ad essere luogo di cultura.

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