di Alice Cervia
«SI RISCHIANO dissesto idrogeologico e disastri ambientali a causa della eccessiva cementificazione». E’ quanto denuncia, alla luce dei recenti eventi franosi che hanno coinvolto quasi la totalità del nostro territorio, il movimento “Stop al consumo del Territorio”, costituitosi nella nostra provincia nel giugno 2010, sulla scia dell’analogo movimento nazionale. La soluzione? Secondo gli attivisti Del movimento è da ricercarsi in Piani Urbanistici a consumo di territorio zero e nella promozione e manutenzione di aree agricole e boschive. .«Nei prossimi giorni – spiega Silvia Minozzi, coordinatrice del movimento Spezzino raccoglieremo ed estendere mo un iniziativa promossa da alcuni cittadini vicini a Sinistra Ecologia e Libertà, gruppo molto sensibile alle tematiche ambientali. Si tratta di una petizione per chiedere ai comuni che i nuovi Puc siano ispirati al concetto del Consumo di territorio zero; che le iniziative relative al dissesto idrogeologico siano volte a fare prevenzione e non solo alla gestione delle emergenze; che si promuova il recupero e la manutenzione dei terreni abbandonati attraverso il terrazzamento delle colline, la pulizia dei canali di scorrimento delle acque e il rinnovo del patrimonio boschivo». Tra le aree più a rischio la Piana del Magra e del Vara, ma anche le zone collinari come Lerici e Arcola. «Negli ultimi 50 anni – prosegue la Minozzi – si è costruito in modo disordinato e senza una adeguata valutazione delle caratteristiche del territorio in zone alluvionali, troppo vicino agli argini dei fiumi seguendo logiche speculative ed economiche. Nella piana di Ameglia per esempio, si stanno realizzando capannoni industriali vicino all’argine laddove prima c’erano bei campi coltivati e si prevede di realizzare il progetto Marinella ( 84.000 metri quadri di nuove edificazioni) in zone alluvionali. I tecnici e gli uffici competenti che fanno analisi e pianificazioni ci sono ma non vengono considerati né dalla Regione né dai Comuni che preferiscono farsi guidare da ragionamenti di tipo “politico” ed economico. I Comuni, strangolati dalla mancanza di finanziamenti, pur di incassare gli oneri di urbanizzazione, continuano ad approvare varianti ai Piani Urbanistici e concedono permessi edilizi per costruire capannoni e residenze che per lo più rimarranno vuote, centri commerciali destinati a fallire perché ormai ce ne sono anche troppi»
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