domenica 29 agosto 2010

Pane e vestiti fatti in casa: ecco gli apostoli verdi

Fonte: La Repubblica, 29/8/2010

dal nostro inviato MICHELE SMARGIASSI

Il movimento del risparmio ecologico "Così consumiamo la metà senza troppi sacrifici". La rete di mille famiglie cattoliche ed "equo-solidali": bollette tagliate ma identico stile di vita .

MARGHERA - Dacci oggi il nostro pane quotidiano. Anzi no, dacci solo la farina (biologica), che il pane ce lo facciamo da soli, in casa. Quello di Marta ed Ezio, insegnanti, una figlia di 5 anni, è caldo e croccante, ma soprattutto è "giusto". È un pane ecologico e morale, un pane "liberato". "Sei anni fa, sposandoci, scegliemmo di non essere di peso né all'ambiente né al Sud del mondo". Acqua di rubinetto, pannelli solari, scambio di vestiti, niente tivù, al lavoro in bici, e alla fine del mese si fanno i conti. Con la calcolatrice. Marta ed Ezio sono cattolici praticanti, ma il loro non è un fioretto, è un impegno, e gli impegni si calcolano. "Quest'anno abbiamo sforato sulle vacanze. Risparmieremo sull'elettricità".

Marta ed Ezio sono una famiglia "bilancista", una tra oltre mille organizzate in 42 gruppi locali dal Trentino alla Sicilia. Apostoli del sostenibile, predicatori dell'eco-solidale, difensori del Creato, sono un movimento cattolico se non altro perché lo fondò e lo coordina ancora un sacerdote, don Gianni Fazzini, che però se gli proponi l'etichetta di "ecologismo cristiano" te la corregge: "Siamo un movimento di liberazione". Da cosa? "Dallo stato di schiavitù del consumatore, in teoria padrone del mercato, in realtà succube di un immaginario del benessere che lo sfrutta per il profitto di pochi".

Una Greenpeace col segno di Croce? "Cristo ci invita ad essere liberi, noi scegliamo come. Una mano ce la dà anche quel signore lì". Gandhi: è pieno di poster del Mahatma l'ufficetto alla periferia di Marghera dove don Gianni, classe 1937, ex prete operaio, parroco di San Eliodoro ad Altino, tiene i legami col suo movimento "leggero" (niente statuto né veste giuridica) che senza clamore esiste e resiste da diciassette anni. Una rete di famiglie solidali che però ora ha pensato di alzare un po' la voce. L'assemblea nazionale dei "Bilanci di giustizia" si concluderà stasera a Massa Marittima calcando sulla parola Politica, con la maiuscola.

"All'ultima assemblea alcuni amici ci misero un po' in crisi: voi fate belle cose ma siete "poco politici", non basta il pane in casa, dovete fare i conti col potere". Hanno ragione? "Me lo sono chiesto. Poi ho pensato, la Giovanna a Messina ha messo su una cooperativa di installazione del solare termico, Giorgio a Bologna distribuisce la pasta madre per il pane, l'Antonella in Trentino promuove le piste ciclabili, Andrea a Torino ha inventato i distretti dell'economia solidale... E allora un po' di politica forse la facciamo già".

Del resto tutto cominciò nel '93 a Verona con uno slogan quasi sovversivo: L'economia uccide, bisogna cambiare. Era un convegno mondialista di "Beati i costruttori di pace", e un centinaio di famiglie decisero di cominciare a cambiare in casa propria. Cambiare cosa? "Chiesi aiuto a un economista, mi suggerì: "Se un'azienda vuole cambiare gestione, parte dal bilancio". Geniale. Infatti partimmo dal bilancio di casa". Funziona ancora così: ogni famiglia "bilancista" si impegna a compilare ogni mese e inviare alla sede centrale un rendiconto minuzioso della propria economia domestica, una partita doppia "etica": su una colonna le spese effettive divise per capitoli, su quella a fianco le spese "spostabili secondo giustizia".

Ogni mese ci si dà un obiettivo. Mollo l'acqua minerale e bevo l'acqua "San Rubinetto". Abbasso il termostato. Regalo e ricevo i vestiti dei bimbi. Lavo a mano. Compro frutta e verdura solo di stagione. Autoproduco in casa quel che posso. Riparo la bici (e la uso). Ogni famiglia "bilancista" riceve poi una carta sconti, L'Altracard, risposta polemica alla social card di Tremonti. "Non la puoi usare nei negozi ma vale di più": dà accesso a un sito dove un programmino ti calcola quanto stai risparmiando con i comportamenti "sostenibili". Anche centinaia di euro al mese.

Con l'aiuto del tedesco Wuppertal Institute, i "Bilanci di giustizia" hanno cominciato a misurare i propri successi. I risultati sono sorprendenti. Rispetto alla famiglia italiana media Istat, le famiglia "bilanciste" consumano il 16% in meno, con significativi trasferimenti di poste: meno 49% nell'abbigliamento, addirittura -56% in cosmetici e detersivi, più 72% in divertimenti e cultura. I consumi energetici sono la metà di quelli medi (107 litri d'acqua al giorno contro 192, e 599 Kwh annui contro 1202). Dal punto di vista etico, la famiglia "bilancista" sposta ogni anno quasi il 20% delle proprie risorse su prodotti meno "ingiusti". Tutto senza sacrificare il proprio stile di vita: l'indice di soddisfazione si colloca sul 5 in una scala di 7.

Ma la scelta del bilancista non è utilitaria: comprare prodotti biologico o equo-solidali in realtà costa di più, anche se "proprio per questo ne sprechi meno", non molla Marta, "ma il vero guadagno non è monetario". Per scambiare vestiti devi avere molti amici e frequentarli: devi costruire relazioni. Dario e Antonella hanno scoperto che invitandosi a cena una volta alla settimana si risparmia e ci si diverte.

Quando Enrico e Serenella hanno dovuto cambiare auto hanno lanciato un appello email a tutta la rete, "Ci aiutate a trovare la più "sostenibile"?", e s'è riunita un'assemblea (con grigliata finale). La differenza tra i bilancisti e un'associazione di consumatori è tutta qui: "Non lo facciamo per risparmiare, ma per nostalgia di giustizia", dice don Gianni. E allora, da oggi questa cosa è giusto chiamarla Politica: "Le nostre famiglie vivono in città in preda alla corruzione, alla non-cura del bene comune. Noi in questo sfacelo vogliamo camminare puliti". Lo vede, don Gianni, che alla fine torniamo al punto: inquinare, sprecare sono peccati. "No! Sono schiavitù. Di questo sistema siamo le vittime, non i colpevoli. Quindi dobbiamo liberarci, non pentirci".

lunedì 23 agosto 2010

Senza benzina per due giorni "Ragazzi, consumate meno"

fonte: la Repubblica, 21/8/2010

di Angelo Aquaro

NEW YORK - I ragazzi di Mtv sorridono coperti di petrolio. C'è poco da scherzare ma nell'America che si rifiuta di seguire il suo presidente nella svolta dell'energia pulita il futuro si costruisce anche partendo da qui: dal set di un reality show televisivo. I ragazzi di "The Buried Life" sono i volti più noti dell'ultima battaglia intrapresa da un'associazione non profit che denuncia l'impasse della politica già nel nome: Do Something, fa' qualcosa. Per esempio provare a vivere un intero weekend senza petrolio. Possibile?

Nel Paese che insieme alla Cina inquina di più al mondo l'impresa sembra difficile almeno quanto uscire dalla recessione. La nuova legge sull'ambiente che la Camera approvò l'anno scorso giace placidamente al Senato affossata dalla debolezza politica dei democratici alla vigilia delle elezioni di novembre. Malgrado la vergogna della piattaforma esplosa della Bp - 11 morti, 100 milioni di barili in mare - gli stati del Golfo chiedono al presidente la fine della moratoria sulle trivellazioni che ha già fatto perdere almeno 23mila posti di lavoro negli States piegati dalla disoccupazione.


Ma gli organizzatori di "Weekend without oil" non si arrendono e inseguono un obiettivo piccolo ma significativo: almeno 166mila adesioni. Perché proprio 166mila? Ogni anno gli Stati Uniti consumano 300 miliardi di galloni di petrolio. Vuol dire 3 galloni (ogni gallone è pari a tre litri e 780) a testa. Non consumare petrolio per due giorni significa non consumare sei galloni a testa. E 6 galloni moltiplicati per 166 mila fanno la cifra tonda di un milione.

La campagna è destinata ai ragazzi ma è aperta a tutti. Basta sintonizzarsi sul sito weekendwithoutoil. org e cliccare sul modulo di adesione rilanciato poi su Twitter e Facebook. Ovviamente c'è un decalogo - in dieci punti, più la promessa di convincere tre amici - da rispettare: dall'impegno a non usare mezzi di trasporto a benzina fino a quello di non comprare cd e dvd perché la plastica delle confezioni arriva sempre dal petrolio.


Il 40 per cento del consumo di petrolio negli Usa si deve proprio al trasporto e il 10 per cento viene consumato per realizzare prodotti di plastica: un milione e mezzo di tonnellate di plastica sono utilizzate solo per confezionare l'acqua in bottiglia (che spesso non è neppure minerale ma - come capita a quella distribuita dalla Pepsi - solo depurata). L'appello invita a evitare per due giorni perfino i trucchi: anche la maggioranza dei cosmetici che dovrebbero farci belli viene dall'oro nero che distrugge l'ambiente.

Il weekend senza petrolio più che a una campagna assomiglia insomma a un gioco di sensibilizzazione: non è un caso che nessuna grande associazione ecologista sponsorizzi l'evento. Mtv non è Greenpeace e Do Something è certamente un'associazione mossa dalle migliori intenzioni: ogni anno però i suoi Awards che premiano "i teenagers che riconoscono la necessità di fare qualcosa" (dalla campagna anti-sms in auto a quella per riciclare i jeans usati) vengono organizzati con i lussi da Oscar.

Certo, tutto fa gioco quando in gioco c'è una grande causa. Chi l'avrebbe mai detto, per esempio, che proprio una boy band come i Backstreet Boys, protagonisti dell'ultima festa di Do Something, avrebbe risposto all'appello dei durissimi rocker Korn, che stanno sensibilizzando i colleghi artisti al motto di "boicotta la Bp"? Il sabato e la domenica senza petrolio non salveranno l'America che affonda nel mare nero: però, tra un video e l'altro, qualcuno si accorgerà che un altro mondo è possibile. Almeno per un weekend.

LE DIECI REGOLE DA RISPETTARE NEL WEEKEND SENZA PETROLIO


1. camminare o andare in bicicletta (evitare di usare le auto o, se è necessario, organizzarsi in gruppi per gli spostamenti

2. Evitare di acquistare nuove attrezzature sportive (Palloni da calcio possono durare molti anni; un quarto sono realizzati con materiale plastico)

3. Seguire una dieta consapevole (è possibile ridurre i consumi energetici cambiando la dieta: meno carne, più prodotti locali e alimenti biologici)

4. Usare borse riutilizzabili (evitare i sacchetti di plastica usa e getta)

5. Non comprare nuovi make-up ( la maggior parte dei cosmetici sono a base di petrolio)

6. Bere l’acqua del rubinetto (evitare le bevande in bottiglia di plastica; tenere una borraccia da riempire quando si svuota)

7. Evitare di acquistare nuova tecnologia ( per produrre l’elettronica serve molto petrolio; non è necessario avere l’ultimo ritrovato della tecnologia)

8. Andare al cinema o vedere i film in streaming (evitare l’acquisto di nuovi DVD: il petrolio è un materiale chiave nella loro produzione, imballaggio e spedizione

9. Non comprare nuovi vestiti (scambiarsi gli abiti con gli amici o visitare i negozi di abbigliamento vintage)

10. Andare in biblioteca o leggere online (evitare di acquistare prodotti di carta- per la lavorazione si usa petrolio- e di utilizzare la stampante

Se i pastori diventano un bene da tutelare- La sapienza va premiata in tavola

fonte: La Repubblica, 18/8/2010

di Carlo Petrini

COSA ce ne facciamo dei pastori sardi se su quella stessa isola importano latte ovino dall' estero, con il quale si produce, per l' appunto, formaggio sardo mentre il latte sardo risulta sottopagato dalle industrie di trasformazione? È questa l' idea che abbiamo di un mestiere straordinario, di uno dei pochi rimasti a dialogare direttamente con la natura: i pastori come inutili testardi che per una scelta di retroguardia si trastullano in occupazioni ormai perfettamente sostituibili. Certo, finché sull' etichetta ci potrà essere scritto, semplicemente "latte, caglio, sale", nulla potrà far capire al consumatore che quel formaggio è cattivo. Avete letto bene. Cattivo. E non è una valutazione di carattere organolettico. Né di carattere salutistico.È un formaggio cattivo perché si comporta male. Male con il suo territorio, male con le persone che di quel territorio giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, passo dopo passo, si prendono cura. Male con chi - i pastori sardi - ha messo a punto la sapienza che viene spesso frettolosamente accantonata per inseguire forse più facili profitti (offrendo prodotti a bassi prezzi), con chi - ancora i pastori sardi - ha creato la reputazione di un formaggio che oggi viene prodotto bypassandolie utilizzando il loro nome e la loro sapienza, oltre che il prezzo che loro hanno saputo spuntare sul mercato. E intanto il latte delle loro pecore viene pagato una miseria, ma evidentemente con i produttori di altre parti del mondo è ancora più facile fare i prepotenti, e quindi ci si rifornisce dove si riesce a pagare meno, non si sa come maie con quali costi sociali. Gli stagionatori non hanno ancora firmato i contratti con i pastori sardi, cosa che in generale a quest' epoca dell' anno è già avvenuta. I pastori non possono che aspettare (a proposito: mentre si aspetta il formaggio stagiona, e stagionando perde peso) e sperare che si decidano, ma magari quest' anno decideranno di acquistare il formaggio fatto da grandi caseifici che riconoscono poco al pastore perché fanno produzioni di massa. Il refrain è sempre lo stesso: signore e signori, consumatori e consumatrici a cui importa non solo di mangiare prodotti di qualità, ma che avete ben chiaro in mente che il lavoro del pastore è un lavoro di cura del paesaggio, del territorio e della cultura (e non ce lo possiamo ricordare solo quando franano intere montagne abbandonate), cercate i produttori e acquistate direttamente da loro, nella certezza di rendere un servizio al presente e al futuro di questo Paese. E pagateli a prezzi giusti: solo così avrete un prodotto che si comporterà bene. Il prezzo giusto è quello che garantisce un prodotto buono e genuino al consumatore e riconosce le fatiche e il ruolo del produttore. E questo deve valere per tutti i contadini e pastori del mondo. Ritornando al nostro caso. Fidatevi dei pastori: di quegli uomini e di quelle donne che potete andare a cercare, che vi spiegheranno come hanno allevato le loro pecore e vi diranno quali sono le loro difficoltà e le gioie del loro lavoro. Fidatevi di loro, non delle etichette che, specie nel settore caseario, ci dicono solo quel già sappiamo: latte, caglio, sale. In attesa che la nuova politica agricola europea si occupi non solo dei prodotti, ma anche di tutti i servizi che agricoltori e pastori rendono all' ambiente, dobbiamo far da soli. I pastori, se possibile ancora più dimenticati e vessati degli agricoltori, non possono attendere i tempi della Politica agricola comune

Progetto Marinella, stop del ministero

Fonte: L'Avvenire, 21/8/2010

Dal nostro inviato alla Spezia Paolo Viana

La soprintendenza archeologica ligure ferma il nuovo porto: «Zona a rischio, prima i carotaggi»


I l sospetto è che sotto terra, proprio dove dovrebbe sorgere il nuovo porto di Fiumaretta, siano custoditi i resti dell’antico porto di Luni.

Disco rosso, quindi, del Ministero per i beni e le attività culturali al progetto Marinella: con una lettera indirizzata a tutte le istituzioni coinvolte nell’operazione, la Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria ha ribadito, all’indomani dell’approvazione della variante al piano per il Parco di Montemarcello-Magra in Consiglio Regionale, che prima di scavare per costruire il nuovo polo nautico spezzino, si effettuino tutte le indagini necessarie. Una missiva dura, quella firmata dal Soprintendente Filippo Maria Gambari e dal dirigente Lucia Gervasini, che non blocca il progetto ma potrebbe rallentarlo proprio mentre non accennano a placarsi le polemiche politiche.

Nei giorni scorsi, la Lega ha attaccato gli ambientalisti accusandoli di difendere 'il degrado galoppante, il paese spopolato, il deserto invernale' e 'l’erosione della costa' (aggravata da una libecciata a Ferragosto); Legambiente ha ribattuto punto su punto, mettendo alla berlina le divisioni interne al Carroccio ligure. Nel dibattito si sono inserite la Cisl e Confartigianato, entrambe a favore del progetto, che prevede il recupero dei 430 ettari della tenuta Marinella e la costruzione di un nuovo porto sulle due sponde del fiume Magra, nei territori di Ameglia e Sarzana.


Quest’area, secondo la Soprintendenza, è, nella sua totalità, ad 'alto rischio archeologico' perché 'connessa alla presenza di insediamenti antichi'. Ignorato dalla Conferenza dei servizi preliminare, cui fa sapere di non essere stato neppure invitato, il Soprintendente Gambari nella sua lettera rammenta di aver già espresso ben tre pareri sul progetto, nel ’98, nel 2001 e nel 2003, sottolineandone i punti critici. 'Tenuto conto ­scrive - che una fase di indagine strumentale preliminare era già stata avviata in accordo con questa Soprintendenza, si ritiene assolutamente indispensabile completare, nell’ambito della variante al Piano del Parco, il progetto di indagine delle aree interessate e di quelle limitrofe, estendendola poi alle restanti zone previste nel Progetto Unitario Marinella-Fiumaretta'.

Insomma, prima di arrivare non tanto ai lavori quanto a un progetto preliminare dovranno essere effettuati carotaggi, prospezioni e sondaggi archeologici adeguati.

La lettera contiene una chiosa che non sembra casuale: 'le indagini ­sottolinea il soprintendente - dovranno essere condotte sotto la direzione tecnico­scientifica della scrivente Soprintendenza, da ditte dotate dei necessari requisiti di specializzazione e con metodologia scientifica' e queste verifiche dovranno essere approfondite in caso di 'rinvenimenti di particolare interesse ed entità'. Il ministero, insomma, mette le mani avanti, come se fosse certo dell’esistenza di reperti da difendere nell’area che sarà interessata dai lavori di scavo e costruzione, e, ad ogni buon conto, Gambari conclude la sua missiva chiedendo agli enti impegnati nel progetto 'tutta la documentazione' necessaria ad avere 'un panorama completo degli interventi ad oggi eseguiti' e annunciando, sulla base delle indagini e delle valutazioni che le seguiranno, un nuovo parere della Soprintendenza sul progetto preliminare.

domenica 22 agosto 2010

La Spezia, maxi progetti ediizi contro il "bene comune"

fonte: La Repubblica di Genova , 21/8/2010, pag V

Silvano D'Alto
Renato Raggi
Architetti

Tre progetti di maxi-interventi edilizi stanno calando – con procedure di approvazione pubblica in fase avanzata – in luoghi di eccezionale valore ambientale, storico e/o naturalistico – sul territorio di La Spezia -Val di Magra. Sono:

1) la urbanizzazione della Calata Paita, in procinto di liberarsi da ogni ingombro portuale;

2) la Variante di Marinella–Fiumaretta al Piano del Parco Naturale Regionale Montemarcello-Magra (polo nautico);

3) la Variante di Via Muccini e Piazza Terzi, a Sarzana, con forti interventi edilizi ai margini del centro storico;

Si tratta di risorse di valore inestimabile, uniche, non riproducibili. Una corretta pianificazione avrebbe dovuto difenderle e istituirle come “beni comuni”: intesi come luoghi in cui sperimentare un nuovo incontro tra economia e comunità, per esprimere spazi e valori che esaltino il pubblico interesse, la prevalenza dei valori d’uso su quelli di scambio, la ricerca di nuove misure e soluzioni del rapporto pubblico-privato, il senso dell’eguaglianza, come valore fondante della nostra storia urbana. Gli interventi segnalati percorrono invece una direzione diametralmente opposta: ci troviamo di fronte alla dominante affermazione della sfera privata nella assenza di una visione più ampia e costruttiva della sfera pubblica.

Quale il senso della città, ci si chiede come domanda radicale, che ci trasmettono questi tre progetti? I rendering delle proposte rivelano con chiarezza le intenzioni e i fini degli interventi che le parole e i numeri di rito facilmente tradiscono.

Calata Paita . Da un progetto vincitore di concorso, che prefigurava una macrostruttura densa di promesse di contenuti e di linguaggio – “modello” Valencia, si è detto, ma ogni realtà urbana è un mondo originale e irripetibile – si è pervenuti ad un progetto fortemente riduttivo, irriconoscibile rispetto all’originale di concorso: in cui è difficile cogliere un’idea urbana e urbanistica nuova.

Il progetto si configura come previsione di un blocco di macroedifici lineari – disposti perpendicolarmente alla linea di costa – e di due grattacieli prospicienti al mare. Dei grandi spazi pubblici o di uso pubblico non c’è traccia simbolicamente significativa nel progetto quale appare nel rendering della vista d’insieme. Esiste una fondamentale discrasia tra progetto e intenzioni dichiarate. Il linguaggio del progetto è quello della lottizzazione.

Il concetto di bene comune e di città avrebbe richiesto di rovesciare i parametri: esaltare gli spazi per le attrezzature di vita sociale e culturale, collettiva, da immergere in un grande parco pubblico che avesse attrattive a livello europeo. Un’area interpretata come organismo dinamico, variabile, che si aggiorna e si rinnova nel tempo ed esprime pienamente le attese e i sogni della nostra epoca Niente residenze, ovviamente. Si dice di creare occupazione e turismo con tali interventi di pronta realizzazione. Ma l’idea che nasce è di un turismo passivo: ricettivo, non produttivo di una concezione dinamica e creativa.

La nuova edificazione a blocchi pesanti separa, non unisce, la città al mare. Perché, per la sua impostazione ripetitiva, replica l’edificato urbano esistente .
 
La Variante di Marinella al Parco Naturale Regionale di Montemarcello-Magra crea nell’estuario del fiume Magra (non si tratta di area unica e delicatissima?) un enclave di estrema privatizzazione: darsene per 830 posti barca con massiccia edificazione al contorno.
A che serve il Piano di un Parco – cioè la regia della sfera pubblica – se i suoi valori sono mortificati da una Variante che rovescia i valori e massimizza gli interessi e gli affari di operatori privati?

Nella variante, darsene, fiume e campagna sono mondi che si ignorano reciprocamente. Il “Porto con funzione turistica e da diporto” previsto dalle norme del Piano, diviene la servostruttura per l’affare immobiliare.
 
La Variante di via Muccini e Piazza Terzi, a Sarzana, urbanizza con eccessiva volumetria una periferia che chiedeva solo di essere interpretata come una discreta e misurata area di accesso ai valori del centro storico. Il vecchio piano regolatore aveva bisogno di essere rivisitato alla luce delle nuove prospettive culturali relative alla ‘sostenibilità’, al recupero dell’esistente, ma soprattutto ad una idea di città che, nel fragile equilibrio di valori della storia sarzanese, legasse passato presente e futuro. Invece la logica immobiliare ha dominato preoccupazioni e prospettive. La libera e appassionata partecipazione dei cittadini è ignorata e umiliata.

venerdì 20 agosto 2010

Piccoli Uomini, Grandi opere

Fonte: Il fattoquotidiano.it, Ambiente & Veleni
di Marco Boschini 18 agosto 2010



Piccoli uomini ci parlano ogni giorno di grandi opere mentre il Paese cade a pezzi, giorno dopo giorno.

Siamo seduti su una miniera d’oro, il nostro amato territorio, e lo stiamo seppellendo di cemento e idiozia.

Che classe dirigente e’ quella che distrugge il futuro del Paese che amministra? E’ come se il manager di un’azienda quotata in borsa convocasse una conferenza stampa per annunciare il proprio fallimento. Come se il preside di una scuola murasse anno dopo anno tutte le aule e i laboratori del suo istituto…

Abbiamo un territorio meraviglioso, pieno zeppo di monumenti, chiese, piazze, borghi. Un territorio con paesaggi e luoghi mozzafiato, pieni di storia e di futuro, pieni di vita e bellezza.

Dovremmo fare un’unica, vera, grande opera: una colossale operazione di manutenzione straordinaria della nazione, che potremmo far partire domani mattina creando in poche settimane centinaia di migliaia di posti di lavoro.

C’è un intero Paese da rimettere in sesto, case da ristrutturare (anche da un punto di vista energetico), paesi e quartieri da mettere in sicurezza perché tangenti, condoni e speculazioni varie hanno permesso di tutto, alla faccia della legalità e sulla pelle delle popolazioni locali.

C’è un Paese da ricominciare ad amare, e da valorizzare, tramite un turismo responsabile e consapevole, che non deturpi e distrugga, ma conservi e mantenga.

Non ci sono i soldi? Balle, i soldi ci sono, il problema e’ che li buttiamo nel cesso per fare cose inutili e dannose. Chi ha deciso infatti di impegnare quindici miliardi di euro per acquistare 135 cacciabombardieri che useremo per “esportare democrazia” in giro per il mondo? Quante cose si fanno con quindici miliardi di euro…?

Quanti quattrini gettiamo e getteremo per realizzare opere devastanti per l’ambiente e la qualità della vita delle comunità, che si vedranno ancora una volta scavalcate per decisioni prese da un’altra parte?

Ma la politica ha lo sguardo rivolto altrove, ha sempre altro a cui pensare. Di soldi per il turismo ne spende, a volte anche parecchi, ma sarebbero spesi meglio gettandoli dalla finestra: ricordate i milioni di euro bruciati dall’allora vicepresidente del consiglio nonché ministro Rutelli per la realizzazione di un sito Internet che doveva servire per promuovere l’Italia nel mondo? E i più recenti spot con la voce del nostro amato presidente…?

Del resto basta pensare solo per un momento all’attuale ministra al turismo, e il quadro e’ completo…

domenica 15 agosto 2010

Progetto Marinella/Legambiente risponde al consigliere Galli

Fonte: 12/08/2010 19:25:45 Redazione Città della Spezia.it

"Abbiamo letto le dichiarazioni rese da Roberto Galli, Consigliere comunale sarzanese della Lega nord, circa le posizioni degli ambientalisti su Marinella - affermano il presidente di Legambiente Liguria Stefano Sarti e il presidente del Circolo “Valdimagra” Alessandro Poletti - sia in relazione all’omonimo progetto che alla situazione delle spiagge.

Rileviamo nelle dichiarazioni di Galli delle inesattezze circa la nostra posizione che ci sentiamo di dovere correggere".

Ecco le precisazioni di Legambiente.

"In primo luogo - sottolineano i due attivisti - il suddetto sbaglia nel definirci “tout court” contro il progetto, riguardo al quale siamo molto critici, ma soprattutto in relazione alla forte cementificazione che si prevede su Ameglia, mentre nella parte del Comune di Sarzana, che a Lui preme in quanto Consigliere Comunale dello stesso, abbiamo sempre detto di ravvisare criticità molto minori; d’altronde analoghe criticità su tutto il Progetto le ha ravvisate anche il Gruppo Consiliare del Partito di Galli in Regione, cioè la Lega Nord, visto che in occasione del voto della Variante Normativa al Piano di Parco finalizzata al Progetto Marinella del 3 Agosto scorso non ha votato a favore come il Gruppo del PDL, bensì si è astenuto".

"In secondo luogo - proseguono Poletti e Sarti - è inesatto anche dire che gli ambientalisti volessero far invadere la Piana di Marinella dal mare e fossero contrari a progetti di salvaguardia della spiaggia: anzi, già 15 anni fa chiedemmo un intervento di ripascimento con sola sabbia del costo di 60 miliardi di vecchie lire, mentre il Comune di Sarzana preferì, con la benedizione anche dei balneatori, categoria di cui il Galli fa parte, ripiegare sul Progetto Aminti , del valore allora di 3 miliardi di lire, a base di massi ciclopici, i cui pessimi risultati sono oggi sotto gli occhi di tutti".

"Infine - concludono i due - alcune parole sulla proposta di campo da golf. La Piana di Marinella è un Sito d’interesse comunitario (SIC), il quale tutela specie animali e vegetali a rischio, le quali con lo sconvolgimento provocato da un “green” per il golf sparirebbero, inoltre la falda nella piana di Marinella è affiorante, altro elemento ostativo alla realizzazione di una simile struttura: sia da un punto di vista ecologico che da un punto di vista idrogeologico il golf rappresenterebbe un disastro ambientale".

Progetto Marinella: Lega contro gli ambientalisti: "così bloccate Marinella"

Fonte: La Nazione - (on-line) - 12/08/2010 - pag 10


SARZANA ACCUSE PER LE CRITICHE AL PROGETTO

«NON CAPISCO perchè per qualcuno voglia bloccare a tutti i costi il Progetto Marinella, unica occasione di rilancio della zona». Il capogruppo della Lega Nord Roberto Galli attacca le associazioni ambientaliste da sempre contrarie al progetto di rilancio del territorio. «Per queste persone — dice Galli — Marinella va bene così com’è, con il suo degrado galoppante, il paese spopolato, il ‘deserto’ invernale, le case diroccate, le botteghe ormai quasi tutte chiuse, l’erosione della costa, il traffico estivo asfissiante, le stagioni balneari sempre più corte e concentrate nel week-end. Per non parlare degli allagamenti ad ogni scroscio di pioggia, gli odori nausebondi nelle strade e le sterpaglie sparse ovunque. Tutto questo poteva essere superato in un colpo solo seguendo le indicazioni degli ambientalisti che proponevano di lasciare che il mare avanzasse nella piana fino a Luni abbandonando alle acque il paese ed il litorale». Secondo la Lega è indispensabile modificare la situazione attuale. «Naturalmente alcuni aspetti del progetto Marinella non ci piacciono, come le mucche e la fattoria che sarebbe bene sostituire con un bel campo da golf. E’ anche necessario discutere con le associazioni dei balneari il piano spiagge. Aspetti che possono possono essere considerati nel corso dell’iter progettuale del Progetto Marinella che deve comunque andare avanti velocemente».


Marinella, un G.A.T. contro la Speculazione. I cittadini amegliesi e sarzanesi si riappropriano del loro futuro

Fonte: Repubblica Genova.it, Trenette e Mattoni, di Marco Preve

Il Movimento Stop al Consumo di Territorio della Spezia ha deciso di passare dalla fantasia al concreto. Ci stiamo attivando per avviare la costituzione di un G.A.T. per Marinella, acronimo di Gruppo di Acquisto Terreni.

Siamo consci che la crisi attuale non è di passaggio, pertanto, dopo aver approfondito letture libri di Latouche “La Decrescita Serena” e Ehrenfeld ” L’inizio del crollo dell’era tecnologica” aver partecipato a seminari di “Transition Towns” un movimento culturale, nato dalle intuizioni e dal lavoro di Rob Hopkins, impegnato nel traghettare la nostra società industrializzata dall’attuale modello economico profondamente basato su una vasta disponibilità di petrolio a basso costo e sulla logica di consumo delle risorse a un nuovo modello sostenibile non dipendente dal petrolio e caratterizzato da un alto livello di resilienza. Resilienza non è un termine molto conosciuto, esprime una caratteristica tipica dei sistemi naturali. La resilienza è la capacità di un certo sistema, di una certa specie, di una certa organizzazione di adattarsi ai cambiamenti, anche traumatici, che provengono dall’esterno senza degenerare, una sorta di flessibilità rispetto alle sollecitazioni. I progetti di Transizione mirano invece a creare comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e fortemente resilienti attraverso la ripianificazione energetica e la rilocalizzazione delle risorse di base della comunità (produzione del cibo, dei beni e dei servizi fondamentali).E lo fa con proposte e progetti incredibilmente pratici, fattivi e basati sul buon senso. Prevedono processi governati dal basso e la costruzione di una rete sociale e solidale molto forte tra gli abitanti delle comunità.

Siamo consci che stiamo per fare ciò che non è mai stato tentato prima in Italia, fermare la speculazione, una proposta di acquisto per rilevare la Tenuta Poggio Bonelli S.p.A. tramite una società costituita da cittadini che vogliono far fruttare, temine non fu più azzeccato, il proprio denaro che è troppo importante per lasciarlo alle banche.

Riteniamo che la nostra Comunità sia pronta e che il futuro sia nella terra e nei suoi prodotti, vogliamo tutelare il futuro nostro e dei nostri figli, perché la terra e nostra e noi apparteniamo ad essa.

Tiziano Pucci , Movimento Stop al Consumo di Territorio della Spezia



Dalla Stampa:

I Gruppi di Acquisto Terreni

sopravviveranno alla crisi

http://www.youtube.com/watch?v=TO-gsuE3-…

L’avvocato Rosanna Montecchi, di Mantova, si definisce “un avvocato di banca pentito”. Specializzata nell’assistenza legale agli istituti bancari ha deciso di passare dalla parte dei risparmiatori, spesso le uniche vere vittime delle crisi della finanza. Studiando teorie economiche che alcuni definiscono “fantasiose”, come quelle tratte dai libri di Latouche “La Decrescita Serena” e Ehrenfeld ” L’inizio del crollo dell’era tecnologica”, Rosanna matura una idea per un grande affare: investire in un fondo. Ma non in un fondo comune di investimento, di quelli a tasso fisso o variabile, bensì in un fondo agricolo da coltivare.

Così nasce il primo G.A.T. (Gruppo di Acquisto Terreni). L’operazione ha successo. Nel breve volgere in meno di un anno si ritrova con 53 soci. “Non ho fatto in tempo a costituirlo”, dice con orgoglio, “che già sono arrivate altrettante richieste e mi sto attivando per trovare un altro fondo agricolo da acquistare per farlo coltivare”.

“Vede”, spiega Rosanna, “il futuro è sicuramente nella terra e nei suoi prodotti derivati. Solo qui nel mantovano ogni giorno vengono erosi dal cemento quasi 17mila metri quadrati di terreno agricolo. Non oso pensare quanti in Lombardia e nel resto dell’Italia. Non vorrei che in futuro i nostri figli fossero costretti a coltivare i giardini della Farnesina o del Quirinale per sfamare le loro famiglie!”

Rosanna Montecchi è convinta che il sistema finanziario attuale sia all’inizio della fine, perché i governi attuano solo politiche finanziarie senza considerare l’economia reale sottostante.

Quando tutto collasserà l’unica salvezza sarà iniziare a creare le “strutture ombra”: organizzazioni di persone capaci di sostituire le funzioni essenziali che si perderanno. Sarà necessario occuparsi dell’approvvigionamento di cibo e acqua pulita, di prodotti e di tutto ciò di cui le comunità pienamente funzionanti hanno bisogno”. “Il mio G.A.T., conclude Rosanna, “è l’inizio di questo percorso. I soldi sono troppo importanti per lasciarli alle banche”.

Un gruppo di cittadini scrive: " Dobbiamo fare alcune considerazioni sul progetto Marinella "

Fonte; Citta della Spezia.it, 8/8/2010

Pubblichiamo una lettera a nome di un gruppo di cittadini inerente al Progetto Marinella che in questi giorni tiene acceso il dibattito politico in tutta la Val di magra




"Il piano di Marinella è iniziato circa 13 anni fa. Il piano è nato con la volontà di valorizzare l'ampio compendio immobiliare della MPS. La domanda che ci poniamo è: il progetto di allora è tutt'oggi ancora valido? Oggi notiamo che sono realmente cambiati numerosi fattori strategici: la maggior conoscenza della reale fragilità del sistema ambientale, le modalità della fruizione del tempo libero, la necessità di contrastare il consumo del suolo a favore di una sostenibilità non solo patrimonio degli "ambientalisti", la tipologia di turismo "straniero" e le modalità di fruizione del territorio, la scoperta e la valorizzazione sul territorio di plus unici (il fiume, l’archeologia, l’ enogastronomia, il parco, il peso culturale dei centri storici collinari, la riscoperta del patrimonio immobiliare rurale, ...) che rappresentano un valore spendibile ma soprattutto produttivo nel tempo se opportunamente protetto e valorizzato, l'aumento della sensibilità in materia di risparmio energetico e vivibilità, ... Il ritardo accumulato in questi anni non è certamente dovuto ad un approfondimento degli studi, tutt'altro; al contrario è stato seguito un lungo approccio più attento a conquistare i cosiddetti stakeholder - i soggetti "portatori di interessi" - e la politica locale. Ma quale politica? Da un lato troviamo una parte consistente degli amministratori locali che trovano una “equilibrata” giustificazione politica - e morale - nell'accettazione del progetto in cambio di un vantaggio economico per le finanze locali. Dall'altra una politica che cerca di acquisire gratificazioni personali e onori mutuando il progetto in quanto “capace di valorizzare il territorio, portare lavoro, migliorare le condizioni idrogeologiche e i sistemi di salvaguardia del fiume Magra, …” e quindi pone la questione in modo improprio: lavoro in cambio di mano libera sul territorio . Purtroppo ciò è vero quando i progetti vengono tenuti segreti, quando si generano alleanze politiche inaspettate e quindi sospette, quando si indicono dibattiti e parlano solo i relatori e non si ammettono interventi, quando si minaccia e si oltraggia chi è portatore di interessi collettivi, quando in modo palese si mistifica la realtà pur ricoprendo una carica pubblica, quando non si ha capacità di ascolto, quando si millantano studi che è legittimo temere che non siano mai stati realizzati, quando si mette a rischio l’acqua per una popolazione di circa 200.000 abitanti. In questi ultimi anni il progetto ha subito anche ulteriori “raffinazioni” più strategiche che culturali, per rendere l’iniziativa immobiliare più redditizia e quindi economicamente vantaggiosa. È indubbio che si debba porre mano alla sistemazione dell’area, ma è possibile adeguare il progetto al mutato scenario globale nei settori commerciali, ambientali, turistici..e non ultimi immobiliari. Ribadiamo, in questi anni - e ancor più oggi – l’alta redditività è il motore che muove il progetto non certo il consolidamento della risorsa ambientale, la tutela idrogeologica, la sostenibilità, la costruzione di una differente modello di economia locale legata al turismo. È opportuno riconoscere che il progetto offre spunti interessanti e positivi in alcuni settori, ma è pur vero che è carente e pericolosamente incardinato su soluzioni ad alto rischio. La previsione di una darsena per 800 posti barca a poche centinaia di metri dal mare, realizzata sottraendo terreno, permetterà alle acque saline di incunearsi nella piana. In tal modo si innescherà un fenomeno dannoso che potrebbe avere l’apice di pericolosità nel periodo estivo, consentendo al battente salino di rientrare verso monte andando ad inquinare quei letti di ghiaia che contengono l’acqua di falda.Ciò vuol contaminare e senza ritorno i pozzi di Sarzana e di Fornola. Può la società Marinella spa garantire questo scenario? non servirebbe neanche offrire una garanzia fidejussoria; l’acqua un bene e un valore primario. Stiamo parlando di un tema caro all’IDV, al partito dell’assessore regionale all’urbanistica, che ha dimostrato - in un recente incontro alla festa del PD di Fiumaretta - di non conoscere, affermando che gli studi eseguiti dalla Marinella spa sono sufficienti a garantire il rischio del cuneo salino. Peccato che gli studi la Marinella spa non li abbia ancora eseguiti; studi necessari che verranno prodotti solo ora che la variante di parco, in un caldo giorno d’agosto in regione, è stata adottata in modo bipartisan, da PD e PDL.

Consigliamo alla signora Fusco di aggiornare le proprie conoscenze e soprattutto di scegliere la politica urbanistica da seguire: quella ambientalista (vedi i garages di Paraggi) o quella predatoria ambientale (ampliamento del piano casa Berlusconi, progetto Marinella, …). Noi non abbiamo dubbi, non siamo per congelare il territorio, siamo per tutelare e promuovere quegli interventi che offrano reali garanzie per l’ambiente, per il lavoro e per il futuro della nostra vallata.



Un gruppo di iscritti e simpatizzanti del'IdV della Val di Vara e Val di Magra"

Progetto Marinella, Vallata divisa

Fonte : La Nazione - (on-line) - 07/08/2010 - pag 14


I politici e gli imprenditori sono favorevoli, gli ambientalisti contrari



Confartigianato chiede alla proprietà di confrontarsi con le aziende già presenti sul territorio per evitare nuove incomprensioni



Legambiente e il movimento Stop al consumo del territorio ironizzano su chi a Roma è contro gli inciuci e a Genova, al contrario, non li vede



NON SI PLACA l’eco del voto in Regione sul progetto Marinella. Tra i felici c’è Massimo Baudone, assessore a Sarzana, che però avverte: «Ha ragione Baruzzo quando dice che ancora molto c’è da fare prima di poter vedere partire i cantieri. Io nella primavera 2007 ho avuto l’onore di coordinare i lavori in qualità di presidente della commissione territorio per l’iter di approvazione in consiglio comunale. Sono tra coloro che non si spaventano di fronte a procedure tipo Vas o Via , in quanto sono convinto della bontà e dei criteri ambientali su cui il progetto si basa.. Importante sarà attivare quei criteri partecipativi senza paura, perché un progetto di questo valore non può non passare attraverso le legittime valutazioni dei cittadini». Anche Confartigianato valuta positivamente il sì alla Variante al Piano del parco votata dal consiglio regionale. «Il valore del Progetto Marinella – spiegano il presidente zonale di Confartigianato Massimiliano Dentelli e il direttore provinciale Giuseppe Menchelli — è indiscutibile. Auspichiamo che non ci siano più intoppi, dato che del progetto se ne parla dal 1999. È evidente che vadano evitati scempi e tutelate le caratteristiche paesaggistiche valutando i problemi ambientali e la funzionalità del progetto». Confartigianato auspica che nella progettazione avanzata ci siano incontri con le associazioni per chiarire aspetti specifici. «La realizzazione nel piano con servizi, aree residenziali, commerciali, attività nautiche e ricettive — concludono Dentelli e Menchelli — dovrà coinvolgere gli imprenditori che operano nel territorio per integrare le potenzialità ed evitare incomprensioni». Contento anche Gino Alfieri, il presidente della Consulta di Marinella: «Ora si discuterà di cose reali. Siamo certi che l’impegno messo in campo dalla Consulta nelle trattative con la proprietà non sarà disatteso e si punterà alla salvaguardia del territorio e al mantenimento della residenza di quanti hanno fatto la storia di Marinella». Di parere ben diverso il presidente di Legambiente Liguria Stefano Sarti e il portavoce del Movimento Stop al Consumo di Territorio Roberto Mazza. «Le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Marinella spa sono molto gravi: il tacciare di terrorismo il mondo ambientalista non può essere accettato e il Reverberi non risponde nemmeno alle criticità da noi sollevate sul progetto Marinella. Egli non da risposte né sui rischi sul cuneo salino né sull’incidenza della darsena sul rischio idraulico; non parla del fatto che il progetto insiste su due siti d’interesse Comunitario, il Sic del Parco Fluviale e il Sic della Piana del Magra e di come possa essere sostenibile sugli stessi. Non dà nemmeno spiegazioni sugli sviluppi futuri della fattoria, dato che i progetti presentati sono sempre risultati contraddittori rispetto alla riqualificazione agricola; vedi l’intenzione di spostare le stalle: non ci pare un elemento di conservazione del borgo agricolo. L’esito del Consiglio Regionale ci induce a moltiplicare l’impegno e a segnalare il pericolo di un trionfo della politica come business rispetto alla politica come confronto di idee e programmi. La tutela della bellezza e della integrità del nostro territorio che non ha davvero bisogno di valorizzazioni cementizie è un obbiettivo non negoziabile per il quale ci batteremo in tutte le sedi e con tutti gli strumenti che la legge offre. Spiace notare che chi si batte il petto contro gli affari e gli inciuci a Roma sia assai meno vigile a Genova».

sabato 7 agosto 2010

Dalla Regione Liguria "si" al Porto nel Parco

Fonte: L'Avvenire del 06/08/2010

Così cambierà la vecchia "Fattoria"

Fonte: Il Secolo XIX 04/08/2010

OK al progetto Marinella

Fonte: Il Secolo XIX del 04/08/2010

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"Il via ai lavori entro il 2010 o sarà troppo tardi"

Fonte: La Nazione 04/08/2010

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I Contrari - Legambiente annuncia ricorso "Deciderà il Tar" IDV fa autocritica: "Poca fermezza"

Fonte: La Nazione del 04/08/2010

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Variante del Parco, arriva il SI - Il Progetto Marinella può ripartire

Fonte: La Nazione del 04/08/2010

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lunedì 2 agosto 2010

Porticciolo, abitazioni e negozi, il cemento all'assalto di Marinella

fonte: Repubblica, 2/8/2010

UN PORTO NEL PARCO? LA LIGURIA GIA' SI DIVIDE

fonte: L'Avvenire, 1/8/2010

TURISMO NAUTICO

l’operazione, da trecento milioni di euro, rivoluzionerà nei prossimi anni la geografia del Magra: previste nuove darsene con centinaia di posti barca, appartamenti, hotel, negozi, servizi

Progetto Marinella», scontro sindaci-ambientalisti

PdL e il Pd locali favorevoli: si recupera un’area degradata. Ma c’è una opposizione trasversale. Legambiente e comitati civici accusano: «Scempio naturalistico e colata di cemento». E c’è un ricorso al Tar


DAL NOSTRO INVIATO A SARZANA (LA SPEZIA) : PAOLO VIANA

« Colata di cemento». «Scempio am­bientale ». «Rischio alluvione». «In­quinamento della falda»… Ci van­no giù pesante Legambiente e il Movimento Stop al Consumo di Territorio, per fermare il «Progetto Marinella», un’operazione da 300 mi­lioni di euro che rivoluzionerà nei prossimi an­ni la geografia del Magra e dell’ultimo lembo o­rientale di Liguria. Se il Consiglio regionale, il 5 agosto, approverà la variante al piano del Par­co di Montemarcello-Magra, nei territori di Sar­zana e Ameglia, sulla foce del fiume, sorgerà un nuovo porto turistico: darsene su entram­be le sponde e centinaia di posti barca, appar­tamenti, hotel, negozi, servizi per la nautica, persino una beauty farm… Sarà modificata la viabilità, cambieranno volto le spiagge.

Per gli ambientalisti liguri «verrà stravolta un’a­rea agricola e naturalistica di inestimabile va­lore, l’ultima pianura fertile della Liguria, ricca di testimonianze archeologiche». Per gli am­ministratori, invece, il progetto rappresenta u­na scommessa. Favorevoli i sindaci, favorevo­le il parco, favorevole soprattutto la Giunta Bur­lando: «io sono ultrafavorevole - ci dice la sua vice, l’assessore all’Urbanistica, la dipietrista Marylin Fusco - perché il privato si impegna a realizzare un progetto unitario per il recupero di un’area di oltre 400 ettari che oggi è degra­data. Ci sarà l’investimento sulla nautica ma ci saranno anche il ripascimento delle spiagge e la messa in sicurezza degli argini».


La Fusco va avanti come un treno e per gli am­bientalisti è una delusione, seconda solo a quel­la provocata dal 'tradimento' dei valori am­bientali da parte del Pd. La recente levata di scudi dell’esponente dell’Italia dei Valori con­tro il nuovo parcheggio di Portofino (sotto la villa di Berlusconi) aveva creato un certo fee­ling; oggi i comitati verdi la accusano di dop­piopesismo e lei tira fuori le unghie. «Quello di Paraggi è un caso diverso, là c’era un rischio per la gente, qui c’è un’opportunità di sviluppo. E poi il progetto non è un fulmine a ciel sereno: l’iter è iniziato nel 1999 e nel settembre di quel­l’anno gli ambientalisti sono stati convocati in Regione per un confronto. Tutti hanno saputo, tutti hanno contribuito, qualcuno ha addirit­tura votato il progetto, quand’era consigliere d’amministrazione dell’Ente Parco. Conside­rata l’importanza del dossier, comunque, l’im­pegno della Giunta è quello di tenere costan­temente informato il Consiglio regionale».

La chiosa non è casuale: se il 5 agosto passerà la variante, del Progetto Marinella si occupe­ranno solo conferenza dei servizi, comitato tec­nico urbanistico e giunta. La battaglia politica è già esplosa, quella legale cova sotto la cene­re. L’ex colonia Olivetti, una struttura in disu­so messa all’asta per 9 milioni di euro, potreb­be essere ceduta alla Marinella Spa in cambio di appartamenti da destinare al social housing :
le associazioni temono che la permuta possa avvenire a un valore nettamente inferiore. Il masterplan, del resto, è già al centro di un ri­corso al Tar presentato da un comitato civico di Bocca di Magra. «Abbiamo individuato - spie­ga il presidente Giampiero Pesci - undici ele­menti di illegalità nel progetto». Rincara la do­se Piero Baria, esponente di Sinistra e Libertà: «se consideriamo tutte le darsene e le struttu­re che sorgeranno tra Fiumaretta e Bocca di Magra, sarà sacrificato il suolo equivalente a 47 campi di calcio».



Di «colata di cemento» parlano Roberto Maz­za, responsabile del Movimento 'Stop al Con­sumo di Territorio' e Stefano Sarti, presidente di Legambiente Liguria, che si muovono in si­nergia con Italia Nostra, i Gas e un gruppo di a­gricoltori locali, visibilmente preoccupato per gli annunciati 86.700 i metri quadrati di nuova edificazione previsti tra Fiumaretta e Marinel­la. «È necessario - argomenta Mazza - produr­re una 'nuova cultura' che recuperi in parte i valori del passato e che non si vergogni più del­l’agricoltura e della tradizione contadina, che reinterpreti la modernità e il progresso sem­plicemente contestualizzandolo, in termini di qualità del vivere, di estetica e di alimentazio­ne, di tempo libero, di nuove economie e tec­nologie, senza pensare di riconvertire o tra­sformare la campagna fertile nella 'capanno­nizzazione del territorio'. Purtroppo il Proget­to Marinella va in una direzione diversa».

«Verrà realizzata - spiega Sarti - una grande nuo­va darsena sulla sponda sinistra del fiume Ma­gra, con 830 posti barca, dei quali solo la metà derivano da concessioni già esistenti». Tutt’in­torno, denunciano, si avrà «una vera e propria colata di cemento di residenze, recettività e commercio» mentre «una più piccola darsena di 50 posti barca verrà realizzata in sponda de­stra, prima dell’abitato di Bocca di Magra».

Infine, l’accusa: «Si parla di valorizzare la zona ma si punta in realtà a sfruttare le aree già di pro­prietà della Monte dei Paschi». Il 90% dell’area interessata dall’intervento coincide effettiva­mente con la tenuta agricola della banca se­nese. Nel dicembre dello scorso anno, quando, la Regione si apprestava a dare il via libera alla variante in esame, MpS ha costituito una so­cietà con CCC e Unieco (Lega delle Cooperati­ve) e Società Condotte (gruppo Caltagirone). Un matrimonio tira l’altro: arrivato in Com­missione Territorio, il progetto si è rivelato tal­mente pronubo che si sono schierati a favore Pd e PdL, contro tutti gli altri, da Rifondazione a Sinistra e Libertà, dalla Lega alla lista Biasot­ti.

In vista del voto del 5 agosto (ammesso che la crisi della sanità regionale non richieda di ag­giornare l’agenda) gli ambientalisti si appella­no con un documento congiunto ai singoli con­siglieri contro un progetto che, sostengono, «fa­vorirà la risalita del cuneo salino e la minaccia per le risorse idropotabili di 200.000 persone (valutazioni dell’Acam, la multi utility che ser­ve il comprensorio della Spezia); costituirà un ulteriore micidiale colpo nel processo di ce­mentificazione della Liguria con cui verrà in­taccata l’ultima grande nostra area fertile; l’ag­gravarsi dei gravi problemi connessi alla sicu­rezza idraulica delle popolazioni residenti, a Fiumaretta come nella prospiciente frazione di Bocca di Magra».

Quest’ultimo nodo, in realtà, sembra tenere in­sieme l’intera operazione. Che l’intera area fo­civa del Magra sia a rischio di alluvione lo atte­sta il piano di assetto idrogeologico. Sono «ros­se » o «arancioni» la maggiore parte delle aree interessate dal programma d’interventi e que­sto significa che su quei terreni o non si può e­dificare o si può farlo soltanto dopo aver rea­lizzato adeguate opere di difesa idraulica. La messa in sicurezza delle sponde fluviali, tutta­via, costa più di 20 milioni di euro e le finanze degli enti locali sono esangui. L’intervento del privato è quindi un toccasana: nel tratto di fiu­me dove sorgerà il nuovo porto turistico sarà la Marinella Spa a realizzare tutti gli argini, a pro­prie spese e fatto salvo un robusto sconto sul­le opere di urbanizzazione. Anche quest’ultimo dettaglio dell’accordo, manco a dirlo, è nel mi­rino dei comitati.