domenica 26 settembre 2010

URBANISTICA NO AI MEGA PROGETTI DAL MOVIMENTO «STOP CONSUMO DEL SUOLO»

Fonte: La Nazione, 23/9/2010

ASSEMBLEA NAZIONALE


Ambientalisti e comitati al lavoro 2 giorni in Cittadella sullo «sviluppo sostenibile»


COME fermare la cementificazione e la distruzione del territorio? Come dimostrare a tutti, in primis agli amministratori, che un altro sviluppo è possibile? Queste e altre domande hanno animato gli «stati generali» del movimento «Stop al consumo di territorio», che ha tenuto la sua assemblea nazionale a Sarzana lo scorso fine settimana. Oltre 300 persone hanno partecipato, dibattendo per ore di tutela del paesaggio e sostenibilità ed ascoltando le denunce e le relazioni di tecnici, associazioni, comitati e rappresentanti del mondo dell’ambientalismo provenienti da tutta Italia. Al centro della discussione ovviamente le grandi istanze locali, come Marinella, Progetto Botta, Calata Paita, ma anche Santo Stefano col suo territorio «martoriato, coperto di rifiuti, case, shopping-centers, containers». Ospiti illustri come i presidenti nazionali di Legambiente e Slow Food, urbanisti, giornalisti si sono alternati agli interventi di semplici cittadini. «Purtroppo il nostro territorio continua a sfornare idee deliranti — il commento di Roberto Mazza, il portavoce spezzino di «Stop al consumo» — il grande outlet a Brugnato, i capannoni in Val Graveglia, campi da golf in Val di Vara, una darsena di proporzioni enormi sul Magra, 83.000 mq di abitazioni a Fiumaretta e Marinella... Le amministrazioni anziché investire sul turismo sostenibile sognano centri commerciali, zone artigianali, capannoni, terze corsie, grandi alberghi e fingono di non conoscere i dati sul declino dei grandi outlet, la crisi della nautica, la sovrabbondanza di alloggi sfitti. Come fare a fermarli, a distogliersi dall’equazione cemento-sviluppo-lavoro, prima che sia troppo tardi?» Molti i temi affrontati durante il convegno: da come misurare il consumo di suolo con Google Maps, alla sofferenza psichica causata dalla cementificazione. La domenica pomeriggio è stata dedicata alla realtà locale, con particolare attenzione al Progetto Marinella. Silvia Minozzi e Roberto Mazza, coordinatori del gruppo spezzino, hanno ribadito che non è intenzione del movimento opporsi in modo radicale al progetto ma proporre linee progettuali alternative che puntino su un turismo a misura della vallata, con connessioni agrituristiche, enogastronomiche, culturali ed archeologiche. Su questi temi numerosi interventi fra cui quello di Piero Donati, della Soprintendenza ai beni culturali, di Ennio Salamon, presidente della Doxa, dell’architetto Silvano D’alto, dei rappresentanti dei GAS locali e di Giovanni Gabriele, presidente della sezione spezzina di Italia Nostra. Insomma, «Stop al consumo» non molla, e come deciso all’unanimità durante l’assemblea, resterà un movimento aperto a tutti, privo di struttura formale ed estraneo a qualunque legame con partiti politici. Una rete di comunicazione aiuterà i comitati aderenti a far fronte comune per le prossime battaglie. Soddisfazione, quindi, per l’incontro di Sarzana con un unico rammarico: quello di non aver potuto trasmettere in diretta web (come era stato annunciato) i lavori dell’assemblea. «Ci scusiamo con chi sabato ha cercato di collegarsi — si legge nel sito web www.stopalconsumoditerritorio.it —ma le connessioni della Fortezza Firmafede si sono rilevate una autentica... Fortezza anche per le nostre capacità».



A MARE GLI OPERAI ARRIVANO GLI YACHT Fincantieri: via 2500 posti, meglio il cemento

Fonte: Il fatto Quotidiano, 21/9/2010

Di Ferruccio Sansa

Addio a Rex, Andrea Doria e Michelangelo. Fincantieri punta sul mattone. La sirena da decenni ogni mattina annunciava l’inizio del turno di lavoro. Migliaia di tute blu entravano nei cantieri. E le navi, alte come grattacieli, crescevano davanti alla città. Transatlantici capaci anche di conquistare il Nastro Azzurro, diventati in passato il simbolo dell’Italia. Così come, all’opposto, la decisione di Fincantieri di tagliare 2.480 posti è la fotografia di un Paese in crisi. Addio, lo storico cantiere di Sestri Ponente sarà riconvertito. Riva Trigoso e Castellammare di Stabia saranno chiusi. Si punterà sull’Adriatico, Monfalcone e Marghera.


Un maremoto per una delle industrie italiane d’eccellenza: la cantieristica. Una decisione che, però, nasconde retroscena inediti. In Liguria c’è chi, senza voler comparire, dà una lettura politica della decisione: “È il riflesso della scomparsa di Scajola dalla scena e del trionfo del Carroccio. I cantieri si concentrano sull’Adriatico, dove governa la Lega, così si puniscono le regioni di centrosinistra”.


Chissà. Ma a leggere le 50 pagine della bozza del “Piano Industriale 2010-2014 Fincantieri” presentato all’azionista Fintecna c’è un altro punto che colpisce: i cantieri lasciano posto al cemento. In un periodo di crisi per il settore navale, meglio puntare su un’attività più sicura. Forse le casse di Fincantieri ne trarranno beneficio, ma per Genova sarà una sberla in faccia: per i posti di lavoro persi, ma anche perché si disperde un patrimonio unico di competenza e tecnologia. Eppure Fincantieri punta in quella direzione: i cantieri di Castellammare di Stabia e Riva Trigoso saranno dismessi. Non solo: per aumentare esponenzialmente il valore delle aree saranno realizzate operazioni immobiliari.

lunedì 6 settembre 2010

Festival della Mente / LIGURIA DIVORATA DAL CEMENTO

Fonte: Il Secolo XIX 4/11/2010
Renzo Parodi

Salvatore Settis a Sarzana punta il dito sulle devastazioni del territorio: «Un posto barca ogni 30 abitanti. Così si va alla rovina»


RAPALLIZZAZIONE
La definizione giornalistica di “rapallizzazione”, nata negli anni Sessanta,è entrata nei vocabolari italiani per definire gli scempi edilizi di cui la città ligure fu per molto tempo un emblema

MARINELLA
Polemiche a Sarzana per il “progetto Marinella”. Per chi lo sostiene, rappresenta un’occasione per dare dignità alle attività e alle popolazioni di Marinella e Fiumaretta, colata di cemento per gli ambientalisti


MARGONARA
Durissimo nei mesi scorsi il confronto sul progetto firmato dall’architetto Massimiliano Fuksas, poi accantonato, per la realizzazione di una torre al porto turistico della Margonara a Savona


LA MENTALITÀ
«Chi ha i soldi ritiene che la maniera migliore per investirli sia nel mattone»

SARZANA. «Uno studio prevede che in Liguria ci sarà un posto barca ogni trenta abitanti.Siamo sicuri che vivremo decenni e secoli di ricchezza sempre maggiore e più diffusa, nei quali tanta gente potrà permettersi di acquistare una barca? O stiamo per caso togliendo le spiagge ai poveri per darle ai ricchi?».

Il professor Salvatore Settis ha appena concluso la sua lectio magistralis al Festival della Mente di Sarzana. Direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, docente di Storia dell’arte e di Archeologia classica.Fino ad un anno e mezzo fa è stato presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici presso il ministero dei Beni Culturali, ma si è dimesso in polemica con il ministro Bondi. Settis ha intrattenuto la platea su “Paesaggio come bene comune, bellezza e potere”.
Professore, la Liguria come epitome della devastazione del territorio?
«Come dicevo la Liguria è stata martirizzata dal cemento, ha subito un assalto molto duro al suo territorio che avrebbe richiesto viceversa scelte nel segno della delicatezza».
Che cosa ha cambiato l’atteggiamento dell’uomo nei confronti della natura?
«Intanto non direi che dovunque si riscontri lo stesso atteggiamento di incuria verso il territorio che si riscontra in Italia. Gli italiani si erano distinti in passato per la cura del paesaggio e oggi si distinguono nel distruggerlo. E la Liguria è la regione con il più alto consumo di suolo nel Paese. Credo che questa sia dovuto ad una mentalità arcaica, che sopravvive. Chi ha i soldi ritiene che la maniera migliore per investirli sia nel mattone. Si ha paura di rischiare i propri soldi in investimenti produttivi di altro tipo, a maggior rischio. E non ci si rende conto che l’investimento in edilizia è a rischio altissimo. L’Italia è il Paese col tasso di crescita demografica più basso d’Europa e col più alto indice di sfruttamento del suolo d’Europa».
Una contraddizione evidente
«Molto evidente. Non ci ricordiamo, perché purtroppo siamo molto provinciali, che la crisi grande mondiale nella quale siamo immersi fino al collo è nata dalla bolla della speculazione immobiliare degli Stati Uniti, a causa di un eccesso di costruzioni e di un eccesso di prestiti legati alle costruzioni. In Italia stiamo ripetendo gli stessi errori, come se si potesse fare una cura omeopatica, gonfiando una bolla immobiliare nostrana per curare la bolla immobiliare degli Stati Uniti. Tutto questo ci sta portando alla rovina e mi sembra che siamo molto restii a capirlo».
Chi sono i responsabili del colossale abbaglio?
«Il nostro governo, ma anche la maggior parte della sinistra. Anche nel centrodestra ci sono persone che comprendono, ma la generalità del ceto politico non parlo di un partito in particolare è sorda al problema e non vuole capire».
La cementificazione della Liguria e il sacco delle coste, liguri e italiane,furono avviate negli anni Sessanta. Rapallizzare è diventato un termine in uso nel mondo.
«Un po’ di questo fenomeno credo sia da attribuire all’improvvisa ondata di benessere che ha investito l’Italia negli anni del boom. C’è stata incapacità di destinare gli investimenti a scopi maggiormente produttivi. Basta confrontare le cifre della crescita edilizia da un lato e della decrescita degli investimenti industriali e in ricerca.Se ne ricava il ritratto di un Paese ripiegato su se stesso. Come se l’Italia ragionasse in questi termini: l’unica ricchezza che si possiede è il suolo e quindi distruggiamolo. Non sappiamo fare altro. Per molto tempo gli italiani hanno saputo fare molto d’altro».
Non è il frutto malato della società di massa? Nel XIX secolo i turisti inglesi nel ponente ligure erano rispettosissimi del territorio, no?
«D’accordo, però si tratta di fenomeni mondiali ai quali si reagisce.La Germania ha approvato una legge che fissa un limite al consumo del suolo ».
Da governatore della Sardegna, Renato Soru aveva provato a contenere la proliferazione edilizia sull’isola.Gli elettori lo hanno rimandato a casa...
«Veramente a casa ce l’hanno mandato i politici, lo ha fregato il suo stesso partito. La verità è che nell’uso del territorio come merce di scambio elettorale la sinistra non è stata da meno della destra

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04/09/2010 Dal Festival della mente/Paesaggio, costituzione, cemento

mercoledì 1 settembre 2010

Ciclone Marson

Fonte: L'Espresso, 27/8/2010

Di: Mario Lancisi

"Troppo cemento". La neo assessora all'urbanistica della Toscana bacchetta i sindaci Pd. Che si ribellano. Ma il governatore Rossi la difende. E Settis plaude

L'ultimo scontro con i sindaci Pd della Toscana rossa è stato sui porti turistici. Troppo cemento, "troppe cittadelle in riva al mare", ha tuonato Anna Marson, 53 anni, neo assessore all'urbanistica della Regione Toscana, ai primi di agosto. Trevigiana, docente di pianificazione del territorio a Venezia ed ex assessore all'urbanistica della provincia veneta alla fine degli anni Novanta (esperienza sulla quale ha scritto il libro "Barba Zuchon Town. Una urbanista alle prese col nordest", edito da Franco Angeli), la Marson è l'assessore più discusso della nuova giunta toscana del governatore Enrico Rossi. Più discusso dal Pd.

Motivo? In quattro mesi, da quando è stata nominata assessore, la Marson, sposata con Alberto Magnaghi, anche lui urbanista fiorentino, uno di maggiori esponenti dei comitati contro i cosidetti ecomostri toscani, nati sull'onda delle denunce di Alberto Asor Rosa sul caso edilizio di Monticchiello, ha rivoltato come un calzino la politica del suo predecessore Riccardo Conti. Nel mirino sindaci e comuni rossi: "L'errore più grande commesso in questi anni? La troppa autonomia concessa ai comuni", è stato il suo esordio bellicoso.

Gli strappi della docente veneta, che dal 2000, da quando si è sposata con Magnaghi abita in un piccolo borgo di Montespertoli, a due passi da Firenze, sono stati numerosi. Dal no a nuovi insediamenti edilizi a quello della seconda pista dell'aeroporto di Firenze, voluta dal sindaco Matteo Renzi e dagli industriali locali. Dalle critiche agli insediamenti in Val di Cornia, da San Vincenzo a Piombino, al disco rosso al progetto dei Della Valle di una Cittadella viola di 84 ettari con nuovo stadio, alberghi e centri commerciali. Per arrivare ai porti turistici, l'ultimo scontro. "Basta con i porti per yacht che sono vere e proprie cittadelle con alberghi, ristoranti e centri commerciali. Vogliamo più approdi, ma con meno cemento e costi più bassi", ha spiegato la Marson in un'intervista al "Tirreno".

"Non siamo sindaci palazzinari", è stata la risposta irata di molti primi cittadini toscani. E Matteo Tortolini, responsabile Pd toscano per l'urbanistica, ha "scomunicato" il neo assessore indicato in quota Idv: "Basta con gli annunci della Marson, la lunghezza dei porti non la indica la politica".

Ma Rossi difende a spada tratta la Marson: "È una donna molto intelligente e preparata. Sul metodo si può discutere, ma nel merito sta portando avanti il programma della giunta nel segno della discontinuità con le precedenti amministrazioni".

E pensare che quando, nell'aprile scorso, Pancho Pardi, fiorentino, professore di Urbanistica e senatore dell'Idv, gli propose a sorpresa la candidatura della Marson, Rossi esclamò: "Ma chi è?". Nel giro di dieci minuti Pardi gli recapitò un lungo, inequivocabile curriculum della candidata. Giudizi favorevoli arrivarono anche da Davide Zoggia, dirigente del Pd toscano. Qualcuno, è vero, gli ricordò anche un articolo della Marson molto critico nei confronti della gestione urbanistica della Regione, ma il governatore tirò avanti per la sua strada. E oggi persino Salvatore Settis, rettore della Normale di Pisa e severo censore dello sviluppo paesaggistico e urbanistico toscano, riconosce che il nuovo corso impresso dalla Marson rappresenta "la più bella notizia degli ultimi dieci anni".