domenica 29 gennaio 2012

Paesaggio: così l'Italia ha cambiato faccia

Almanacco della Scienza. Quindicinale del Consiglio Nazionale della Ricerche, giugno 2011

Dall'Unità d'Italia a oggi, i mutamenti del paesaggio italiano sono stati radicali. Diversi i modi, i ritmi e i tempi la matrice di tali processi: il passaggio da un'economia rurale a una basata sull'industria e protesa verso la terziarizzazione.

"I paesaggi italiani sono stati interessati dal processo di ridistribuzione della popolazione che ha visto incrementi sostenuti in prossimità di sistemi urbani e litoranei, e cali demografici altrettanto significativi lungo tutto l'arco alpino e la dorsale appenninica", spiega Maria Mautone, direttore del Dipartimento patrimonio culturale (Dpc) del Cnr e professore ordinario di Geografia presso l'Università ‘Federico II' di Napoli. "L'esodo rurale, coinvolgendo le fasce più giovani e attive, ha condannato l'entroterra montano e collinare a una ‘marginalità' che ancora oggi caratterizza estesi ambiti del paese, mentre i poli urbani si sono imposti sempre più come ‘aree trainanti', dello sviluppo". "Il un turismo balneare intensificando in modo sostenuto la trama edilizia, ha depauperato lo skyline costiero e biotopi di rilievo, caratterizzati da macchia mediterranea, sistemi dunari e retrodunari tipici dei litorali bassi e sabbiosi" prosegue la docente.

Così il territorio italiano ha via via perso la sua armonica fusione e interazione tra componenti naturali e antropiche.

"Ad esempio, nelle prime carte topografiche d'Italia, prodotte alla fine dell'Ottocento dall'Istituto geografico militare, Milano si mostrava ancora come una ‘città compatta', in cui era possibile riconoscere l'imprinting delle molteplici stratificazioni storiche e culturali", continua il direttore del Dpa-Cnr. "Tuttavia, già nelle carte degli anni Trenta, la città si sviluppa in tempi così ristretti da far parlare di ‘espansione a macchia d'olio' del tessuto edilizio che va a fagocitare, la campagna circostante".
Tale dinamica segnerà l'evoluzione di molte città in ‘agglomerazioni', insiemi discontinui per qualità e valori edilizi. Però anche l'auspicato ritorno verso aree rurali e centri minori, a partire dagli anni Ottanta, non è stato meno insidioso per il paesaggio italiano.

"Questo movimento inverso, ‘rurbanizzazione', può essere considerato un ulteriore dilagare della città nella campagna", commenta Mautone. "Mentre i territori rimasti marginali hanno paradossalmente conservato integro il loro paesaggio, ma svuotandolo di significati. Ad esempio, i centri minori disposti su siti d'altura si caratterizzano per un incremento delle residenze dismesse e abbandonate; si perdonole sistemazioni tradizionali del paesaggio agrario italiano (tagliapoggio, cavalpoggio, ciglionamento, terrazzamento). Nel caso delle aree marginali è necessario un grande piano di sviluppo economico che, partendo dalle risorse culturali e ambientali, leghi paesaggio e produttività in un'ottica sostenibile".

Tra il 1965 e il 1968 il Cnr realizza i 26 fogli della ‘Carta dell'utilizzazione del suolo d'Italia', fotografando l'assetto colturale dell'Italia prima che i fenomeni dell'urbanizzazione diffusa e dell'industrializzazione lo stravolgessero. "Realizzata con il supporto della Direzione generale del Catasto, sulla base cartografica del Tci" continua la docente, "la Carta ha ancora oggi grande valore, anche perché corredata da una collana di ‘Memorie illustrative' che, analizzano dati statistici tratti dai censimenti dell'agricoltura Istat".

Per rispondere alle esigenze di tutela dei beni culturali in una prospettiva più ampia e complessa, in anni più recenti il Cnr ha promosso il ‘Progetto finalizzato sui beni culturali'. Le linee di ricerca attuate dal Dipartimento patrimonio culturale nell'ultimo quinquennio si sono poi rivolte alla gestione integrata e a una visione dinamica degli aspetti materiali e immateriali dei sistemi territoriali. In tale prospettiva, il volume ‘Patrimonio culturale e paesaggio. Un approccio di filiera per la progettualità territoriale' (a cura di Maria Mautone e Maria Ronza) sintetizza al meglio quest'iter di ricerca.

"L'Ente, avvalendosi dell'integrazione di competenze e professionalità" conclude Mautone "ha maturato diversificate metodologie nell'ambito della ricerca di base e applicata per leggere e valutare i frammenti di cui si compone la realtà del territorio"

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