Io la conosco bene la valle della Magra, da Pontremoli in giù. Chi ci va mai giù lungo il fiume a vedere come è fatto? Io ci vado a vedere la Magra, e lo vedo che cos’è diventata in questi ultimi decenni. È diventata un’unica immensa infinita discarica. Però l’hanno chiamato parco naturale, il parco naturale della Magra.
Così io trovo i cartelli del parco ficcati sulle discariche abusive, sugli argini dissolti. Nel Medioevo la Magra andava fuori due volte l’anno, adesso ha ricominciato a uscire due volte l’anno. Sono passati mille anni, è nata la scienza idrogeologica, l’ingegneria ha fatto passi da gigante, la tecnologia ha messo a disposizione strumenti inimmaginabili, eppure due volte all’anno siamo di nuovo lì a guardare il fiume che va fuori. Ma il presidente del Parco è come se non avesse mai messo piede sul fiume, non credo che si renda conto, che sappia quale devastazione vi sia intorno.
Mi ha telefonato un mio amico che dirige un’impresa di edilizia e scavi. Ieri gli hanno chiesto dieci squadre con le ruspe e tutto quanto. L’anno scorso l’avevano chiamato con altrettante squadre negli stessi posti. Abbiamo fatto solo dei rattoppi, mi ha detto, perché quelli là non hanno soldi. Ma adesso con quello che è successo non puoi più farci niente, neanche i rattoppi. E di soldi ce ne sono meno ancora.
Aulla, uno dei posti più brutti del mondo: il fiume è uscito e ha fatto anche due morti. Mi chiedo: ci sarà una relazione con il fatto che Aulla è uno dei posti più brutti del mondo, costruito male e mantenuto peggio? Sì, c’è una relazione, quella città è così brutta perché la sua comunità negli ultimi decenni ha deciso che non le importava nulla della cura dell’ambiente, del proprio fiume.
Che se guardi bene è un tutt’uno con la cura della propria vita.
Le Cinque Terre, tra i posti più belli del mondo. Sono state per secoli un miracolo di equilibrio tra lavoro umano e morfologia del territorio. Cos’è successo? È successo che negli ultimi trent’anni si è estinto quello che era sempre stato un lavoro bestiale, una lotta disumana, tremenda e faticosissima per contenere i corsi d’acqua, rinforzare le terrazze e i muretti a secco, coltivare quel po’ di arida terra che si arrampica su per i monti. Poi è arrivato il boom del turismo. La gente si è arricchita smodatamente in un colpo solo. Oggi chi possiede anche soltanto una cantina non ha nessuna voglia e nessuna intenzione di lavorare. Uno si siede davanti alla sua cantina, rassettata, condonata e adibita a bed and breakfast e sta lì ad aspettare i turisti. In un anno chi è proprietario di una sola stanza può mettere insieme anche ventimila euro. Esentasse. È stata una rivoluzione straordinaria, spaventosa, credo che la gente non sia nemmeno riuscita a rendersene conto. Ad aggravare le cose in modo altrettanto spaventoso è ciò che hanno fatto i politici di destra e di sinistra. Hanno creato il Parco, l’hanno gestito con i metodi loro. Ma ci sarà qualche relazione tra queste frane e l’inchiesta giudiziaria che il Parco ha azzerato, e che ha mandato tutti in galera?
Il sindaco di Monterosso ha detto che il paese non esiste più. È terribile, ne soffro immensamente, però Monterosso non esiste più da vent’anni. Ci sarà o no qualche relazione tra questo ultimo disastro e tutti gli abusi edilizi del passato recente, prossimo e remoto? Mica soltanto abusi, anche interventi regolarmente autorizzati dal Comune. Hanno detto sì perfino a una piscina a picco sul mare accanto a un albergo. Una piscina. A picco sul mare. A Monterosso.
A Monterosso e in tutte le Cinque Terre è stata aggredita e spolpata fino all’osso, in una sola generazione, una risorsa che ha alcuni milioni di anni. Le chiamano imprese. Per me è solo aggressività e voracità. Imprenditoriale.
Ma quanto può durare un turismo organizzato per portarti nelle Cinque Terre cinque milioni di presenze all’anno? Io che là ci vado a camminare lo vedo quanto dura: vedo i sentieri che crollano, i muri che spanciano, la terra che si spacca. Quanti investimenti sono stati fatti per tutelare quel territorio straordinariamente delicato, rispetto a quanto si sono imbertati tutti, politici e semplici abitanti, quelli delle Cinque Terre?. Bisogna andare a vedere. Qualcuno, pochi, le fasce le tiene ancora, la terra la cura e i risultati si vedono: dagli incendi e dalle alluvioni si salvano i terreni curati e lavorati. Ma quelli che ci lavorano sono un’infima minoranza perché produrre un quintale di vino alle Cinque Terre costa come cento quintali in Romagna. Ma tu, uomo delle Cinque Terre, cosa hai dato al territorio in cambio dei miliardi di euro che ti frutta?
E adesso nessuno mi venga a chiedere di contribuire. I danni li dovrebbero pagare quelli che si sono arricchiti. Sono stufo di pagare io, mi chiedono di pagare anche se voglio solo andare a camminare: hanno messo una tassa di 5 euro solo per camminare, e io da allora non ci sono più andato. Così le Cinque Terre potranno vivere ancora soltanto per il tempo di una generazione. Finita questa, saranno finite le Cinque Terre. Resteranno i figli di quelli che si sono arricchiti e i figli non avranno più nemmeno bisogno di arricchirsi. Avranno solo il problema di godersi i soldi dei padri. Magari, se ne andranno alle Seychelles.
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