Fonte: http://www.regione.liguria.it/
Burlando all'inaugurazione del cinquantesimo Salone Nautico invita a riflettere sull'opportunità di aumentare ancora la capacità dei porticcioli liguri.
Burlando all'inaugurazione del cinquantesimo Salone Nautico invita a riflettere sull'opportunità di aumentare ancora la capacità dei porticcioli liguri.
Il convegno inaugurale del cinquantesimo Salone Nautico di Genova è stato tra i più interessanti che io ricordi, come contenuti. Le riflessioni avviate da tutti i relatori meritano di avere un seguito nelle prossime occasioni e nelle sedi più opportune.
La nautica è una grande risorsa per la Liguria, sia per i cantieri che hanno una grande tradizione sia per il turismo. Ma i cantieri sono in crisi, e anche i posti barca non si vendono con la stessa facilità di qualche anno fa. Ho incontrato non molto tempo fa la vedova di un imprenditore che ha fondato un piccolo cantiere negli anni sessanta. Lei ha preso il timone dell'azienda e ha continuato. Mi diceva: costruivamo venticinque barche all'anno, ora abbiamo ordini per cinque. Però resisto, non ho licenziato nessuno e non voglio farlo.
Ecco, è questa "resistenza" che vorrei sostenere con tutte le forze. Soprattutto in un periodo di crisi dobbiamo salvare la produzione. Se la Liguria (come il resto d'Italia) perde la produzione industriale muore. Sono il settore primario e il secondario che producono ricchezza, gli altri, che pure hanno un ruolo importantissimo, la ridistribuiscono solamente. Se perdiamo la capacità di produrre, quando finirà la crisi cosa faremo?
Se riguardo alla cantieristica penso solo a come incentivarla e a non perdere il patrimonio di impresa, di indotto e di professionalità del territorio ligure, riguardo ai porticcioli comincio invece a pensare che sia ora di porsi un limite. Negli ultimi dieci anni siamo passati da 14.000 a 25.000 posti barca in Liguria. E i progetti per aumentarli ancora non mancano. Un incremento eccessivo, che non corrisponde a un incremento proporzionale nel resto d'Italia.
Il Ministro Matteoli ha detto che siamo ancora indietro rispetto alla Francia. Ma a livello nazionale, appunto: cominciamo a pensare che in Liguria lo spazio per nuovi posti barca è pressoché esaurito. Non si tratta solo di un problema ambientale e paesaggistico, che pure è rilevante: si tratta anche di lasciare il mare ai liguri, ai tanti che possono permettersi solo un gozzo o neanche quello, e che pure per tradizione vivono il mare e vorrebbero viverlo come potevano fare i loro nonni.
Certo, un posto barca in Liguria è prezioso, è appetibile per il mercato. La Liguria è il naturale sbocco al mare del Nord Ovest ricco e quindi di tanti proprietari di barche di lusso. Ed è una meta di prestigio per gli appassionati di nautica. Ma il prestigio bisogna anche saperlo conservare, e non sembra una buona strada consentire una proliferazione indefinita dei posti barca e diminuire, di conseguenza, lo spazio per la fruizione libera della costa. Se dobbiamo aumentarli ancora diamo la precedenza alla nautica sociale e stoppiamo il resto.
Certo, bisogna fare delle scelte. C'è il tempo di farle in una direzione, c'è il tempo in cui bisogna avere il coraggio di fermarsi e cambiare. Quando è stata costruita la Fiera di Genova, che in breve è diventata teatro di questo magnifico Salone che è arrivato alla cifra tonda del mezzo secolo, la mia vecchia zia era triste perché le avevano tolto i bagni Strega, che erano da sempre il suo stabilimento balneare. Eppure chi ha costruito la Fiera ha dato prova, oggi lo possiamo dire, di grande lungimiranza. La Fiera e il Salone sono stati fondamentali per Genova e per la Liguria.
Invece qualche posto barca in più, dopo che li abbiamo quasi raddoppiati in dieci anni, sarà così fondamentale? O non rischia piuttosto di compromettere quegli stessi equilibri delicati e preziosi su cui si basa la competitività del nostro turismo? Pensiamoci.
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