Roma, 14 febbraio 2011. “Siamo fortemente perplessi sull’ipotesi di un rilancio del Piano Casa (Piano Casa Bis) a meno che esso non sia coordinato con le realtà amministrative locali e si ponga l’obiettivo di riqualificare le periferie ed i contesti residenziali degradati. In caso contrario l’intera operazione verrà ridotta ad un mero indiscriminato incremento della capacità insediativa delle nostre città.”
Lo sottolinea il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC).
Per gli architetti italiani è “indubbio che occorra un rilancio del settore edile, profondamente in crisi, così come risulta ormai indifferibile la semplificazione delle procedure amministrative dello stesso settore”
Tuttavia appellarsi all’articolo 41 della Costituzione sulla libertà d’impresa – secondo gli architetti italiani - non può essere giustificazione per mettere mano a riforme disorganiche, incapaci di affrontare in modo strutturale i motivi di crisi del comparto, e che suonano come sanatorie per chi ha edificato abusivamente al di fuori di qualsiasi controllo urbanistico o ambientale.
“La necessità di tutelare il territorio, principale risorsa economica e culturale del nostro Paese, deve procedere in modo contestuale all’identificazione di efficaci strumenti di gestione delle trasformazioni e di promozione dell’architettura di qualità. L’incentivazione degli strumenti connessi al contenimento dei consumi energetici, alla sostituzione dell’edilizia di scarsa qualità, alla riqualificazione complessiva delle nostre città deve far parte, unitamente alle relative agevolazioni di tipo fiscale, di quel complessivo progetto di riqualificazione ambientale del Paese che gli architetti italiani sollecitano da anni.”
Il Consiglio Nazionale ribadisce la necessità di promuovere interventi pubblici e privati nel settore della rottamazione urbana che rappresenterebbero una grande opportunità per l'industria e per l'economia del nostro Paese e per porre mano finalmente ad un piano generale di tutela,di consolidamento e di ricostruzione del patrimonio edilizio postbellico che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza architettonica, urbanistica e ambientale.
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