La Nazione, 22/2/2011
NIENTE carrelli, corse tra gli scaffali a schivare promotori e cataste di merce, bagagliai stivati di roba che una volta liberata dagli imballaggi lascia la dispensa mezza vuota, ricerche disperate di zucchine e fragole a gennaio, cavoli e kiwi a luglio. La verdura è quella delle aziende agricole sparse per la Provincia, da Fosdinovo a Beverino. Il formaggio si compra dal pastore che Giovanni e sua moglie con i bambini sono andati a trovare a Filattiera, per controllare come vivono e cosa mangiano pecore, capre e mucche. Ogni 15 giorni arrivano burro, caciotte fresche, pecorino e yogurt: tutto garantito biologico, monitorato dalla stalla fino al frigorifero. E il tragitto misura… chilometri zero. O poco di più perché, ovviamente, le arance si comprano in Sicilia, dal frutteto dove un gruppo di soci è andato in vacanza per controllare il ciclo produttivo: maturazione, raccolta, trasporto e godersi un po’ di mare. Le mele da dove se non dal Trentino? Ma senza bollino, tanto quello non si mangia come pure la pubblicità. Se ne compra qualche decina di cassa alla volta, poi si dividono. Ma la carne è della cooperativa di Varese Ligure o dell’allevatore di Falcinello che la porta al macello giù nella Ghiaia, le patate con la farina di mais arrivano dai produttori di Pignone o da Casola insieme al farro come la Marocca, quel pane speciale fatto con la farina di castagne. L’olio è delle colline castelnovesi, il miele di Fivizzano. Nel raggio di qualche manciata di chilometri trovi tutto. E cominci a modificare le regole del gioco, almeno per i piccoli produttori.
LORO sono «quelli dei Gas», i gruppi di acquisto solidali, fino a qualche anno fa pochi integralisti che nuotavano in direzione «ostinata e contraria» alla corrente del consumismo compulsivo. Ma oggi sono tanto incisivi, nel loro piccolo, da far nascere in Sicilia il Consorzio delle galline felici, da «costringere» i produttori di detersivi bio di Rimini a ideare un sistema di trasporto e imballaggio a impatto ambientale vicino allo zero. Da tentare, a Sarzana, di convertire al biologico un panettiere pronto a rifornirli una volta la settimana. Sono i consumatori consapevoli dei Gas, ovvero gruppi di acquisto solidale, immuni alla legge dello spot che ha geneticamente modificato il mercato, facendo comprare la marca prima del prodotto. Pian piano si sono riprodotti: in Italia erano 15 nel 1997 e oggi arrivano al migliaio, in Val di Magra sono 2, dieci in tutta la provincia spezzina e in continua crescita. E ogni Gas raccoglie qualche decina di consumatori. A Castelnuovo «L’Orbaco» (http//intergasp.blogspot.com), nato ormai 7 anni fa prendendo il nome del mitologico alloro, sono una trentina e ogni mese movimentano 3-4mila euro di acquisti: pasta, riso, verdure, detersivi e assorbenti, ma anche le scarpe ecologiche e artigianali dal calzaturificio sopravvissuto ai produttori cinesi proprio grazie ai Gas, pentole del circuito «equo». Tutto in modo consapevole e solidale. «Con la natura, i produttori e noi soci» dice Catia Loccori, l’insegnante che lo guiderà come presidente finchè, dopo 3 anni di mandato, non sarà rinnovato il direttivo. Il comune di Castelnuovo ha dato loro una sede in via Carbone 5 a Molicciara dove tutti i soci si ritrovano l’ultimo sabato del mese per discutere e decidere su nuovi prodotti, iniziative, miglioramenti del sistema, e dividersi la merce. Età sui 45, classe sociale media, maestri e operai, vigili e professionisti, tutti informatissimi sui temi etici, uniti verso la mèta di una vita più sobria e un’alimentazione più semplice. «Il nostro impegno non si esaurisce solo nell’acquisto collettivo — spiega Catia —, ma è indirizzato anche alla solidarietà: abbiamo adottato a distanza Rasid, un bimbo che con la famiglia ha vissuto gli orrori della guerra in Bosnia. Organizziamo anche eventi benefici per raccogliere ulteriori fondi che inviamo, tramite le associazioni Macondo 3 e Tuzlanska Amica, o porta a Tuzla una nostra socia che organizza il viaggio due-tre volte l’anno. Poi ci sono i pranzi sociali, le assemblee che attraverso un dialogo costruttivo ci aiutano a crescere e rafforzarci. I mercatini dei produttori a Spezia nascono proprio sulla spinta dei Gas, e vogliamo farli crescere, anche a Molicciara».
E DA UNA “COSTOLA” dell’Orbaco due anni fa è nato a Sarzana il Barbagas (http://gas.sarzana.forumfree.it/) che lo scorso aprile si è strutturato in una vera e propria associazione culturale, «Mani per Mano», ha trovato aperte le porte del centro «Ceccarelli» di Crociata per la sede dove ogni mese si ritrovano i soci. Niente obblighi ma tutti si danno da fare per aggiungere nuovi prodotti da poter comprare con l’«animo lieve». Ora si sono informatizzati, parlano, comprano, pagano, tutto in rete, con un programmino che gestisce gli ordini dei soci, i loro versamenti sul conto dell’associazione, fatture, conti, comunicazioni. Niente facile però, e Paolo, che si è assunto il gravoso compito del contabile, «discute» con il computer e con i soci che ancora per la tecnologia hanno qualche insofferenza. Nessun problema invece quando c’è da selezionare i fornitori, provare la biancheria intima «bio» di una piccola azienda «etica», o fornire la farina biologica che comprano loro al panettiere disposto ad adeguarsi alle loro esigenze. Attenzione al portafoglio ma non è il risparmio il primo obiettivo del Gas. «Non nasciamo per dare risposte dirette al problema del carovita — spiega il presidente Davide Marchini — Il prezzo è importante, ma non vogliamo risparmiare sulla pelle di chi lavora o a danno dell’ambiente in cui viviamo noi e tutti quelli che producono. Il biologico è uno dei criteri con cui si sceglie cosa acquistare, ma non l’unico». E poi c’è lo scopo sociale. La verdura ai soci arriva a casa: la portano i ragazzi del centro diurno per disabili «Nuovo Volo» di Ceparana, con grande soddisfazione loro e un pensiero in meno per il Gas. «L’allergia per l’ipermercato era già forte, sei mesi fa ho scoperto il Gruppo e mi ha affascinato l’idea di poter creare un’economia dal basso — spiega Rudy — La paternità poi mi ha dato una spinta ulteriore a curare l’alimentazione visto che le quattro cause principali di morte sono legate all’alimentazione. Radical-chic noi? Macché, piuttosto direi umili, ma informati e coscienti».
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